Le indicazione della Congregazione per il Culto Divino: Messa crismale può essere rinviata, niente lavanda dei piedi il Giovedì Santo, mentre le processioni e le espressioni di pietà popolare potranno slittare al 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce. La Veglia pasquale in versione ridotta solo nelle cattedrali e parrocchie. Tutte le celebrazioni senza fedeli
Il coronavirus cambia anche i riti pasquali della Settimana Santa. Le celebrazioni con la partecipazione dei fedeli sono sospese in tutta Italia dall’8 marzo scorso, al Nord dal 23 febbraio. La data della Pasqua (quest’anno il 12 aprile) non varia e «non può essere trasferita», ma la Messa crismale, di solito celebrata il Giovedì Santo mattina, potrà invece essere rinviata in altra data. Nella Messa in Coena Domini la lavanda dei piedi, di per sé facoltativa, si deve omettere, mentre le processioni e le altre «espressioni di pietà popolare che arricchiscono» la Settimana Santa e il Triduo pasquale, dalle processioni alla Via Crucis, si potranno rimandare «a giudizio del vescovo diocesano in altri giorni convenienti, ad esempio il 14 e 15 settembre», quando la Chiesa celebra la festa dell’Esaltazione della Croce e della Madonna Addolorata. Sono le «indicazioni generali» e i «suggerimenti» contenuti nel decreto In tempo di Covid-19 del 19 marzo scorso, inviato alle Conferenze episcopali dalla Congregazione vaticana per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti e diffuso dal cardinale prefetto Robert Sarah su mandato di papa Francesco.
Nel testo si specifica innanzitutto che la data della Pasqua, «cuore dell’anno liturgico, preceduta dalla Quaresima e coronata dalla Pentecoste, non può essere trasferita». Sulla Messa crismale invece, «valutando il caso concreto nei diversi Paesi il vescovo ha facoltà di rimandarla a data posteriore».
Seguono le indicazioni per il Triduo pasquale, specie in presenza di restrizioni. Per il Giovedì Santo: «i vescovi daranno indicazioni, concordate con la Conferenza episcopale, affinché nella chiesa cattedrale e nelle chiese parrocchiali, pur senza la partecipazione fisica dei fedeli, il vescovo e i parroci celebrino i misteri liturgici del Triduo pasquale, avvisando i fedeli dell’ora d’inizio in modo che possano unirsi in preghiera nelle proprie abitazioni». Un aiuto potrà arrivare dai media, ma solo in diretta, non con le celebrazioni registrate.
Il Giovedì Santo poi, «i sacerdoti della parrocchia possono concelebrare la Messa nella Cena del Signore; si concede eccezionalmente a tutti i sacerdoti la facoltà di celebrare in questo giorno, in luogo adatto, la Messa senza il popolo». La lavanda dei piedi (qui il link sul significato di questo rito) «già facoltativa, si omette». E al termine di questa liturgia «si omette la processione eucaristica e il Santissimo Sacramento si custodisce nel tabernacolo».
Il Venerdì Santo si può celebrare la Passione del Signore nelle cattedrali e nelle chiese parrocchiali mentre «nella preghiera universale il vescovo diocesano avrà cura di stabilire una speciale intenzione per i malati, i morti, chi si trova in situazione di smarrimento».
La Veglia Pasquale potrà svolgersi solo nelle Cattedrali e chiese parrocchiali». All’inizio «si omette l’accensione del fuoco, si accende il Cero e, omessa la processione si esegue l’annunzio pasquale (Exsultet)». Mentre per quanto riguarda la “Liturgia battesimale”, «si rinnovano soltanto le promesse battesimali». Infine per la celebrazione nei monasteri, nei seminari e nelle comunità religiose «decida il vescovo diocesano».
FONTE: https://www.famigliacristiana.it/articolo/coronavirus-i-riti-della-settimana-santa-a-settembre-la-data-della-pasqua-non-cambia.aspx